Il Fiore di Malone

Author: Elle ~ Il / Etichette:

Malone's Flower

 Oltre lo Skyplex Baylong, in una fascia di spazio poco trafficata da mercantili e fuori dalle rotte più comuni ed economicamente ricche, sorge un cimitero spaziale, una discarica nel vuoto composta dai materiali di scarto dei mondi civilizzati lasciati alla deriva nelle profondità spaziali. Qui si accumulano carlinghe semi distrutte di vecchie navi ormai dimenticate, senza alcuna vita nè alcuna utilità economica: è in questo ammasso enorme di metallo che, nascosto da pannelli metallici, corazze protettive e altri rifiuti della civiltà, vive quello che a prima vista potrebbe apparire un pezzo di latta come tutti gli altri ma che in realtà nasconde quello che un tempo era uno dei tanti centri di smistaggio merci di un noto gruppo mercenario, ovvero "l'oro di Malone".



Cimitero spaziale e discarica.

Gli uomini di Malone erano briganti di vario cabotaggio, in pochi potevano vantare di entrare tra le grazie del famoso avventuriero. Quei pochi erano ricompensati con piccole parti della sua enorme eredità .Alla morte di Malone la sua eredità andò divisa ai suoi migliori uomini: tra questi lo schiavo Emile Rousseau, che entrò in possesso di quello che un tempo doveva essere un satellite artificiale, riadattato dallo stesso Malone secondo un progetto mai reso noto. Il satellite, morto da tempo e privo di alcuna apparente utilità era chiamato "Malone's Flower", il Fiore di Malone.

La struttura è priva di alcuna mobilità, in stasi nel vuoto ed innocua, all'esterno erosa dal tempo e dal vuoto come dagli urti con gli oggetti circostanti, si mescola e si nasconde bene tra tutta la spazzatura ed i rifiuti metallici del cimitero spaziale.

Il Fiore della discarica

Pressocchè di forma conica quando chiusa, la stazione del vecchio Malone ha alla base una calotta semisferica che rappresenta il centro del Fiore, e cinque braccia vincolate alla base, i "Petali del Fiore" che possono aprirsi allo stesso modo in cui si aprirebbe la corolla di un fiore per accogliere all'interno un massimo di due medium cruiser e permettere alle stesse di ancorarsi tramite pedane e staffe magnetiche alla calotta semisferica così come ad ogni "petalo". Calotta e petali del Fiore di Malone permettono il passaggio di persone e merci attraverso boccaporti a tenuta stagna per rifornire le due navi ospitate oppure far scendere gli occupanti in visita alla stazione, come farli ripartire a bordo delle navi.

All'esterno la calotta centrale e le braccia della stazione sono rivestite da una forte corazza protettiva strutturata in acciaio e stagno capace di schermare la stazione dai sensori delle navi di passaggio e che difende la struttura dai possibili urti con gli altri oggetti "morti"  ed alla deriva dell'enorme discarica spaziale. L'interno della "corolla" è rivestito da pannelli energetici che raccolgono l'energia luminosa ed ambientale convertendola in elettricità. Per ogni ricarica piena del generatore centrale è possibile il sostentamento della vita all'interno della stazione per un massimo di tre mesi, dopodichè la stazione dovrà ancora una volta venire ricaricata attraverso l'apertura della stessa e l'assorbimento della luce.

Progetto originale del Fiore di Malone

Giunture metalliche e leve idrauliche permettono al Fiore di sciogliersi ed aprire la corolla. ogni Petalo può elevarsi od abbassarsi entro gli stessi cardini scorrevoli indipendentemente dagli altri. Nonostante tutto l'apertura della stazione o il sollevamento di ognuna delle cinque braccia che le danno vita avviene attraverso la base o stazione di controllo oppure in via remota. Nello specifico, per la seconda, il segnale deve giungere da una distanza di pochi chilometri dalla base attraverso un input criptato trasmesso da un unico dispositivo cortex  avente quella sola funzione, in possesso del proprietario o di uno dei suoi collaboratori. L'input verrà trasmesso al centro di controllo della stazione soltanto dopo riconoscimento ottico attraverso scan retinico e riconoscimento impronta vocale.

La corolla



Dopo l'apertura della stazione ovvero della corolla, oppure di uno solo dei suoi Petali, per accedere fisicamente alla base vera e propria attraverso i boccaporti bisognerà attraversare il condotto a tenuta stagna fino al punto d'accesso, qui il proprietario od uno dei suoi collaboratori i cui parametri vitali sono stati registrati nel sistema cortex centrale, verrà riconosciuto attraverso uno scan fisico e successivamente fatto accedere all'interno della stazione. Vi è un boccaporto nella cupola o base, ed uno per ogni braccio o Petalo.

L'interno è reso vivibile attraverso un sistema di sostentamento vita molto simile a quello di una comunissima nave spaziale, gravità ed atmosfera artificiale permettono la vita e l'attraversamento della stazione in lungo e in largo, i corridoi sono illuminati artificialmente, l'energia spesa per il sostentamento delle apparecchiature e dei sistemi elettronici è fornita dal generatore centrale che dirama il potenziale energetico ad ogni sezione.

Esterni del Fiore

Le sezioni che compongono il Malone's Flower, tutte dotate di sistema di porte a tenuta stagna e depressurizzazione interna sono :


La calotta del Fiore o base: Ospita il centro di controllo per mezzo di un sistema cortex centrale. Centro di comando e punto nevralgico dell'intera stazione, è dotata di sistemi di monitoraggio capaci di scandagliare lo spazio interno ed esterno alla discarica, i sistemi di monitoraggio sono  simili ai sistemi sensori navali e possono essere usati solo da operatori con la skill sensor ops.  E' da qui possibile monitorare attraverso telecamere a circuito chiuso ogni corridoio ed ogni sezione del Fiore, come dare o togliere energia alle stesse sezioni.


Sistema Cortex Centrale
Base:Centro di controllo 
Il Petalo della vita: Braccio della stazione ospitante gli alloggi, con la cabina del  proprietario e quella dei collaboratori fino ad un massimo di 15 cabine. Ogni cabina è dotata dei più comuni mezzi di comodità, una branda comoda, una scrivania ed una latrina, è possibile il collegamento cortex con una rete comune all'interno della stazione totalmente separata dalla rete del centro di comando. Possiede una Palestra moderna e la mensa che permette anche la riunione dell'equipaggio della stazione ed è possibile l'apertura di alcuni oblò che permettono la visione dello spazio circostante.

La cabina di Malone

Il Petalo di ferro: E' un'officina meccanica dotata degli strumenti utili per la riparazione e la messa in sesto di una nave. Non è dotata di costose apparecchiature all'avanguardia quanto piuttosto dell'indispensabile per poter svolgere i lavori di manutenzione, riparazione e collaudo di una nave e delle sue singole parti. E' gestita attraverso un pannello cortex connesso al sistema centrale (//funzione accessibile solo ad un PG Classe Meccanico), ; una serie di porte stagne consentono il passaggio alle altre sezioni come al boccaporto per una nave. .

Officina meccanica

Officina meccanica

Il Petalo dell'oro: E' una complessa serie di magazzini per stipaggio e conservazione scorte. Dotato di celle frigorifere in grado di mantenere e conservare intatte le scorte biodegradabili per un periodo limitato di tempo. Qui sono presenti grandi vani simili alla stiva delle aeronavi capaci di ospitare solo fino ad un massimo di due carichi. Porte stagne consentono la depressurizzazione interna e la creazione del vuoto per conservare meglio le scorte, anche questo petalo può connettersi ad una nave attraverso un condotto a tenuta stagna.

Magazzini


Il Petalo cavo: Un grosso hangar capace di ospitare fino e non oltre due medium cruiser. E' dotato di posti per blindati a quattro ruote ma anche jeep e auto più comuni, come anche velivoli ad elica. E' strutturato in forte acciaio.

Gli hangar


Il satellite abbandonato, più che per pirati assetati di scorrerie sembra essere adatto a raccogliere i beni di commercianti o uomini dediti ai continui viaggi interplanetari, non ha infatti funzioni offensive e si limita a fornire difesa all'equipaggio ed alle scorte ivi conservate. Attraverso elevatori interni e montacarichi non è difficile trasportare i beni da un petalo all'altro se non da un petalo ad una nave.







Contare.

Author: Elle ~ Il /

Questa volta forse ho proprio esagerato. Ma non è stata una cosa voluta. Ed è questo che più mi spaventa: è stato istinto e non sono riuscita a controllarlo.
È diverso tempo che osservo Emile in compagnia di Grace, è più che evidente che i due si piacciano e non poco. Lo leggo nei loro sguardi, lo interpreto dai loro gesti. Non è lo stesso modo in cui ci siamo conosciuti Step ed io, noi due eravamo già amici, semplicemente ci siamo ritrovati un giorno abbracciati, in modo diverso. Di solito era solo per consolarci o per trasmetterci affetto, ma quella mattina d’estate sul prato dell’entroterra ricordo che mi abbracciò con un calore differente fra le braccia. E da allora tutto cambiò.
Loro si trasmettono lo stesso calore, anche solo sorridendosi. È calore sincero, è quel calore che unisce due persone che sentono di amarsi, anche se faticano a dirselo. Com’è stato con Step. E so che quel giorno arriverà anche per Emile e Grace, se non su un prato in fiore, visto che nevica su Greenfield, sicuramente sul divano della casa del ranch.
Ho sempre considerato Grace come un esempio da seguire, un po’ come Emile. Ma lui è la mia guida, chi mi infonde coraggio e mi motiva a far uscire la mia personalità. Con lui, infatti, in genere, sono molto più spontanea e sincera, sebbene qualcosa ancora mi freni: ho paura di invadere i suoi spazi, perché lui mi ha lasciato ogni porta aperta nella sua vita. Ed io le chiudo, ogni tanto, un paio per volta. Non mi piace che vi sia corrente: se le porte del cuore sono tutte aperte portano confusione e le emozioni impazziscono.
Grace è una donna molto bella, sia fisicamente che per la sua personalità. È forte e determinata, ma estremamente buona e soprattutto sincera e spontanea. Si preoccupa per tutti, è come se fosse la mamma di una grande famiglia; e vuole che tutti stiano bene, che tutti si trovino a proprio agio. Da quando l’ho conosciuta ho desiderato essere come lei, perché io ero come lei. La guardo e vorrei che mi infondesse anche solo una briciola infinitesimale della sua forza e del suo coraggio, perché io possa tornare a sorridere come un tempo. A respirare senza rischiare affanno, a guardare le persone negli occhi senza rischiare di offenderle: non voglio più avere crisi di panico, ansia, voglio tornare a vivere.
Lui mi piace, lei mi piace, ma insieme non mi piacciono. All’inizio so che era perché Emile non rispettava la sua ragazza, glielo ricordavo spesso, ogni volta che potevo. So che la cosa lo irritava e lo rendeva inquieto, ma io non trovo giusto mancar di rispetto così a chi si è scelto come compagno di esperienza e vita.
Eppure qualche sera fa è stato diverso, non era per Kiersten che mi sono arrabbiata. Stavano condividendo qualcosa che con tutta me stessa desidero condividere con lui. Prova ad abbracciarmi ogni notte ed io lo scosto; mi guarda negli occhi ed io distolgo lo sguardo; mi sorride ed io resto impassibile. Io non ero così e non voglio che lui conosca questa parte di me, voglio che lui mi conosca per chi sono realmente. E lo vuole anche lui, tant’è che ha accettato di lasciarmi tutto il tempo necessario perché io ci riesca.
Ma qualche sera fa ho capito che non è così: lui non vuole aspettare davvero. Quello che vorrei dargli può averlo da Grace. E lo capisco! Perché aspettare un sorriso da qualcuno se se ne possono ricevere dieci da un’altra? Perché accontentarsi di una carezza su una mano o sulla guancia, se si possono avere ripetuti abbracci? Perché non prendersi il calore vivo di qualcuno, invece di sforzarsi di scaldare un’altra a poco a poco?
Dice di volermi bene, dice che sono parte di lui, dice che sono l’essenza della sua vita. Gli voglio bene pure io, tanto, forse troppo. E per quanto gli voglio bene mi sono accorta, durante la mia fuga di quella notte, che non posso pretendere da lui così tanto. Ha fatto tanto per me, merita la libertà di poter avere il suo tempo per sé. Ed anche per lei.
Dice che non siamo realmente fratelli, che è qualcosa di più forte e profondo a legarmi, un morboso attaccamento ai pensieri, al battito ed al respiro dell’altro. Ma io non posso piacergli, non come gli piace Grace. Quando mi piace qualcosa è perché lo sento mio. Ed io non sono sua, perché lei ed io siamo così diverse, adesso.
Ho capito le differenze, ho capito quale dev’essere il mio posto nella sua giornata e nella sua vita. Ho capito che il mio tempo con lui è scaduto, che è giunta l’ora di non esserne più padrona. Perché adesso l’orologio è al polso di Grace, il mio si è fermato. E per quanto io sia un genietto, non so aggiustare gli orologi: posso provarci, ma è difficile.

_________________________________________________________________________________



Quella sera mi hanno sparato due colpi, ed io ho scaricato due fottuti caricatori della mia Weyland addosso a quegli stronzi...mi sto rammollendo.
Prendermi le pallottole per il ranch non è sbagliato, sacrificarmi per Grace non lo sarebbe stato, perchè io riesco a sentirla, ed anche se lei mi è lontana, distante con la mente, fuori portata con il cuore, riesco ancora a provare le stesse emozioni di prima, neonate ed immature, ma stavano prendendo una forma.
Gabrielle è la variante in tutto questo, lei coi suoi sorrisi rari, le sue carezze miracolose ed altrettanto rare, quel carattere introverso e mite, il modo buffo in cui ti parla, quello stralunato con il quale ti guarda, lei è la variante in ogni senso.
La sera del ritorno da Jasonville sono stato uno stupido, ho riversato le mie intere attenzioni su Grace mettendo da parte la mia sorellina, ma  mi rendo conto costantemente, di quanto sia difficile dividermi tra loro due, Grace è ad un polo, Gabrielle all'altro ed io sono all'equatore, vorrei potermi spezzare in due e dare un pò di me ad entrambe, ma non ci riuscirò mai.
In tutto questo ci sono le paranoie di Gabrielle, che va via, scappa da me e non si fa trovare, l'ho cercata per una sera senza trovarla, non ci ho mai rinunciato, credo di essermi appisolato nelle stalle dei cavalli, perchè mi sono risvegliato la mattina dopo per terra sulla paglia, lontano dai box. Ho avuto la puzza del bestiame addosso per tutto il giorno.
Non è stato un problema.
Gabrielle mi odia, o questo è quello che mi ha detto quasi all'infinito in quei messaggi, ed ancora il modo in cui l'ha detto mi fa male, Gabrielle ha detto una frase che non mi sarei mai aspettato di sentire da lei: 


Avevi promesso che mi avresti aspettato

ma cosa esattamente avrei dovuto aspettare? Qual'è il senso di parole che tagliano, che dividono l'indissolubile?
Quella sera dopo averla aiutata a fare un bagno caldo, lei aveva detto che avrebbe avuto bisogno di tempo, per manifestarmi il suo affetto, il problema di fondo è stato un altro...pensavo che Gabrielle parlasse di affetto tra fratello e sorella, e le ultime sue parole mi fanno capire tutt'altro.
Sono un povero coglione...perchè ho deluso una ragazza che merita tanto, molto più di me.
Mi sono crogiolato contro le maliziose provocazioni di Grace prendendo da Gabrielle il suo affetto, ed ora le sto perdendo entrambe o forse...forse le ho già perse.
Le voglio bene, Gabrielle è la mia vita, l'unica cosa che riesca a farmi stare bene quando tutto sembra volermi fare del male. La sera in cui ho litigato con Grace lei era in stanza...non mi aspettava o forse si, ma faceva finta del contrario, come sempre.


Sì, dobbiamo parlare. Per dirmi cosa, altre bugie?
Non sono la tua vita, ne sono solo un complemento.
Ma non è colpa tua, è colpa mia che sono lenta.
E tu non devi aspettarmi.

Io la aspetterei in eterno, è questa l'unica verità scomoda che non riuscirei a dire con facilità, forse la sto deludendo perchè in questo modo si slegherà a me, ma le farò anche del male allo stesso modo e non posso permetterlo.
Cazzo...sarebbe una passeggiata se io e lei fossimo davvero fratello e sorella, consanguinei, ma ogni volta che la guardo...mi piace, è un piacere stupido, mi ritrovo bambino, mi basta osservarla, ascoltarla perchè io torni nel mio passato, ma è un passato migliore, un passato più luminoso, colorato, meno duro.

E' che dici che ti piaccio. Ma ti piace anche Grace.
E lei può darti adesso quello che potrò darti io un giorno.
Io ti guardo con gli occhi di chi considera qualcuno la parte essenziale più grande della propria vita. Senza di te sarei perduta.
Ma significa tutto e niente. Non so associarlo ad un sentimento o ad un'emozione.
Sono confusa. Non ricordo come si fa ad amare.

Ed ora capisco cosa sto davvero facendo. Io sto rivivendo me stesso in lei, voglio che lei abbia una famiglia, voglio che sia felice, che non le manchi nulla, che abbia buon cibo, denaro, voglio che conosca gente nuova e che faccia amicizia con altri, voglio per lei tutto quello che io non ho mai avuto, perchè lei merita tutto questo, e perchè ogni volta che la guardo e mi sorride, sento che davvero ho un cuore da qualche parte, altrimenti non saprei spiegarmi perchè mi martella così forte in pieno petto.
Quando la guardo sorridere non esiste più Grace, non esiste nessuno, esistiamo solo noi due.
Vorrei che lei ridesse più spesso, perchè in questo modo riuscirei a vedere, di volta in volta, parti infinitesimali dell'immenso amore che sono certo riuscirebbe a darmi...un giorno.

Ho deciso di aspettare quel giorno

Conoscersi. Riconoscersi.

Author: Elle ~ Il /


Una ragazza come tante con pochissimo da perdere e tanto ancora da regalare a questo 'Verse. Quando ho incontrato Gabrielle su Clackline nessuno avrebbe potuto assicurarmi che quella ragazza non mi avrebbe fatto pentire della scelta che ho fatto portandola nella mia vita: bisognava rischiare, ed è quello che ho fatto quella volta.
Ho provato a sentirmi lei ed alla fine ci sono riuscito tanto bene da non capire dove finisco io ed inizia Gabrielle.
Quando siamo arrivati su Greenfield eravamo entrambi spauriti e sconosciuti, non sapevamo chi né cosa eravamo fino a quando non mi chiesero chi fosse. Costretto dagli eventi e senza pensarci su una sola volta l'ho chiamata "sorella" ed ora quel termine è rimasto tra noi come un macigno, un muro trasparente che ci rende ciò che siamo e che in fin dei conti non siamo.
Perché complicarmi tanto la vita? Potevo dire la verità allora e nessuno se ne sarebbe accorto. D'altronde cosa volete che importi alla gente con chi stai, con chi dormi o con chi passi il tuo tempo?
Ho deciso per entrambi e lei allo stesso modo mi ha chiamato “fratello”...ma per quale motivo di tanto in tanto, quando estranei le chiedono chi sono e cosa ci unisce, lei prova vergogna o imbarazzo nel dover dire quella che tra noi è ormai diventata una verità? Scomoda magari e forse impossibile da pronunciare nel nostro privato, Gabrielle sa chi sono, sa cosa sono, cosa ero, forse è questo a trattenerla?
Mia sorella...è questo quel che sente un fratello per una sorella? Sono sempre stato possessivo e geloso delle mie cose e lei in fin dei conti mi appartiene, Gabrielle quella sera l'ha ribadito, non volevo credere alle mie orecchie ma cosi è stato <Émile non riesco a dividermi da te, ho bisogno di te, è come se ti appartenessi, come se tu fossi il mio padrone..>
Chiuso da qualche parte nel mio cervello l'istinto mi suggeriva di andare via, lasciarla, dirle di trovarsi un altro padrone perché io non lo sarei MAI stato. Ma l'inverosimile era poi l'unica cosa possibile, è vero, sono il suo padrone e lei mi appartiene, ma mi rendo conto giorno dopo giorno di come quell'assioma sia tale anche per me. Io le appartengo, lei è padrona e schiava, è mia sorella ed è l'unica persona che sa chi sono veramente, l'unica che senza parole è riuscita a conoscermi veramente, la sola, e non ha bisogno di domande né risposte. Anch'io ho bisogno di lei: noi ci completiamo.
Kiki è lontana, Kiki non è lei, Kiki non mi chiama, non mi scrive, Kiki ha semplicemente capito che c'è un'altra donna tra me e lei, e quella donna è mia sorella, Gabrielle: se lo aspettava? Sapeva che sarebbe successo? Abbiamo troppe cose da dirci, In assenza di quei viaggi per vederla, senza riuscire a guardarla e a malapena sentirla, la donna che amo sta scivolando via dalla mia vita: perdo una compagna, ritrovo una sorella...forse è quello che volevo...una sorella, se davvero lei lo fosse.
Era tardi quella sera, lei dormiva ed io ero tornato da quella serata assurda. in compagnia di Megan, la stanza era la mia e mi aspettavo comunque di trovarla, d'altronde io e lei condividiamo gli stessi spazi e lo stesso letto ormai da tempo, lei ha addosso il mio odore ed io il suo, ci siamo scambiati l'anima e le sensazioni senza rendercene conto, lei sa cosa voglio ed io so cosa vuole lei, cosi ho provato a non svegliarla, la mattina dopo le avrei detto che ero tornato tardi e non volevo svegliarla, una bugia in fin dei conti.
Quando mi infilo nel letto e faccio per girarmi dall'altra parte dandole la schiena, lei parla..
____________________________________________

Ero finita. Avevo una vita finita. O più propriamente non mi sentivo affatto viva. Per tutto quello che mi era capitato e mi avevano fatto su Clackline.
Mi sentivo vuota, priva di carattere ed emozioni. Eppure le sentivo soffocare nello stomaco, come tutt’ora mi succede. E’ uno sforzo, per me, continuare a trattenermi.
So che non dovrei più farlo, non ci sarà qualcuno che mi legherà e mi frusterà al palo per una parola detta con sincerità o per un gesto spontaneo. Lo so, non sarà più così. E non ho timore che possa accadere. Forse semplicemente sono talmente abituata a non esprimermi che non lo faccio. Non ho paura di farlo, solo mi risulta innaturale.
Ed ancora oggi mi chiedo perché Emile possa voler bene ad un pezzo di legno, una pietra. Ma io so cosa ha visto in me. Quando ci siamo conosciuti lui mi ha guardata come mi guardò il padron Stone. Jona Stone, un tempo, mi ha letto negli occhi di disperazione e la rassegnazione. Emile Rousseau mi ha visto dentro una voglia profonda di far uscire me stessa dal mio corpo.
E ci sto provando, giorno dopo giorno, anche se spesso mi ritrovo a scappare da chi al ranch mi chiede semplicemente come sto o dove sto andando. Ho paura che la gente sappia troppo di me, della mia storia, e che per questo provi disprezzo o compassione. Io non voglio la pietà delle persone, i “Oh, poverina!” valgono meno di un the caldo in piena afa estiva.
Vorrei che la gente mi conoscesse nel modo giusto. Ma non so nemmeno io quale sia. Per questo seguo Emile: lui mi guarda e mi sorride e mi fa capire se sto facendo bene o male. Anche se so, in cuor mio, che lui mi permetterebbe tutto, perché vuole che io mi apra.
Non è così semplice, quando hai dovuto nasconderti per tanti anni. Dopo un po’ impari a parlare da muta e a guardare da cieca. Ma lui no, lui non è cieco, soprattutto non è sordo, a me.
L’altra sera ho sorriso, per la prima volta dopo anni, sinceramente. Lo ha notato, ma non era felice. Forse perché non eravamo soli e non ho regalato solo a lui quel mio primo sorriso. Ma lui non sa che quando al mattino uno dei due esce per primo dalla stanza io sorrido, nel vederlo andar via. Non perché voglia sentirlo lontano, ma perché lo ringrazio d’essere stato con me tutto il giorno precedente e tutta la notte appena trascorsa; perché non vedo l’ora che ci ritroviamo di nuovo così.
Anche quel giorno siamo stati assieme, finché non mi ha lasciata mentre ancora stavo lavorando. Pensavo che sarebbe tornato per cena e così l’ho portata in camera. Alla fine ho mangiato qualche briciola, come sempre, aspettando che lui consumasse la sua parte. Ma quand’è rientrato ormai era tutto freddo ed immangiabile.
Era molto tardi, ma non dormivo. Quella notte ho torturato le unghie, non mi importava, sarebbero ricresciute. Ho tirato un sospiro di sollievo quando la porta si è richiusa, ma non avevo il coraggio di guardarlo e parlargli. Per dirgli cosa poi? Come avrei giustificato la mia preoccupazione? Quello forte fra i due è lui, in fondo. Ma avevo immaginato le cose più atroci, per il suo ritardo.
Continuavo a non guardarlo, immaginavo la sua figura, conoscendo bene il suo corpo ed il suo viso.

Gli stivali vicino alla porta.
Ah, ti ho svegliata?
No, non mi hai fatto addormentare.
Mi spiace. È che ho avuto un imprevisto..
Ti è scappato un cavallo?
No. Solo.. Ho incontrato un’amica e mi sembrava carino farle un po’ di compagnia prima di riaccompagnarla in città.
Mi hai lasciata qui da sola per tutte queste ore per parlare con un’amica?
No.. Cioè sì.. Gabri..
Lascia stare, non importa. Non sono padrona del tuo tempo.
Elle.. Mi spiace..
Dormiamo.

Ovviamente non ho chiuso occhio. È evidente che ultimamente preferisca la compagnia di altre persone alla mia, quella di altre donne. Ma d’altro canto non posso pretendere che stia sempre con me. Fratello e sorella: lui è me ed io sono lui, ma non possiamo restare soli in eterno. Siamo la stessa anima, in due corpi. Ma un corpo è solo un modo materiale per essere presenti qui: siamo vivi e lo siamo assieme.


Powered by Blogger.