Emisfero sud di Whitmon, al largo della distesa di acqua
che ricopre in maggioranza quella parte del pianeta. Il cratere di un vulcano
spento, nel corso degli anni, è diventato un semplice atollo dalla bellezza
naturale incontaminata e selvaggia, per flora e fauna marine. Un primordiale
"tappo" di detriti e roccia ha permesso il mantenimento di un'ampia area
cava sottostante, simile ad una grotta sottomarina.
La zona centrale del cratere, di circa 500 m di diametro e
posta ad una decina di metri sotto la superficie del mare, è stata lavorata con
delle trivelle, per poter rimuovere la roccia, così da sostituirla con una
struttura di porta metallica a scomparsa concentrica e a spirale. Nel momento
in cui viene azionata l'apertura, attraverso codice criptato su frequenza
cortex (password e riconoscimento vocale), delle pompe aspirano l'acqua
presente sopra il tetto/porta, per favorire un'apertura all'asciutto. Allo
stesso modo, quando ormai è completata la chiusura del tetto, le stesse pompe
lo ricoprono dell’acqua riversata nell’oceano circostante l’atollo.
La caverna sottostante offre, nella sua ampiezza, la
possibilità di ospitare una heavy cruiser ed una medium cruiser. Le pareti
della grotta sono in roccia naturale, ma rinforzata in sommità da grossi
pannelli metallici di supporto. Alla base della stessa (più larga di diametro)
è posto spazio a sufficienza per poter muovere dei muletti o dei macchinari
utili alla diagnostica e ai lavori da condurre alla/e nave/i; qui è disposto,
inoltre, un sistema di elevatori per spostare persone ed oggetti.
Macchinari e mezzi di ordine meccanico sono riposti in
situazione di ordine in una seconda apertura piuttosto ampia nella roccia,
lungo il perimetro della caverna principale. Altre aperture e grotte secondarie
lungo il perimetro sono adibite ad alloggi, cucina, dispensa (ad una capacità
per un’autonomia di tre mesi), sala comune e sala di controllo.
Questa è allestita con tecnologici holodeck, predisposti
per il collegamento cortex esterno per azionare il meccanismo di apertura del
tetto (possibile anche dall'interno, grazie allo stesso codice criptato) e per
quello con i più comuni canali. Dalla sala controllo è possibile cambiare i
codici criptati in formato password registrare le impronte vocali degli ammessi
all'accesso e all'uso del covo; la sala controllo è anche punto focale del
controllo delle telecamere di superficie e sottomarine poste in antri sicuri e
non facilmente visibili lungo tutto il perimetro del covo. Ogni utilizzo e modifica
agli holoterminali è attivabile dietro scan retinico.
In un'ulteriore grotta è allestito uno spazio ad uso
bagno, con un laghetto sotterraneo di acqua calda naturale. Ad un piano
sottostante, sotterraneo, inoltre, è ricavato su tutta la superficie il
meccanismo di conversione geotermica di acque e gas caldi, per permettere
l'alimentazione elettrica dell'intero covo, per renderlo autosufficiente. Il
riciclo dell’aria è garantito da bocche e ventole aperte all’esterno del
cratere, lungo il perimetro dell’atollo, occultate dalla vegetazione e dalle
rocce di superficie.
Un secondo ingresso è posto in superficie, dietro una
botola in una sporgenza rocciosa, nascosta tatticamente dalla vegetazione.
Anche in questo caso l'ingresso e l'uscita sono consentiti tramite i soliti
sistemi di sicurezza.
A tutti gli effetti il covo passa inosservato, essendo
lontano dagli arcipelaghi popolati ed avendo il generale aspetto di un comune
atollo. Le spesse pareti in roccia naturale rendono, inoltre, insensibili i
sensori alla presenza di navi ed apparecchi e consegni meccanici all’interno,
oltre che alle onde cortex.